Chi sono
Ero un dipendente di un’azienda privata e guadagnavo bene, ma ogni giorno vedevo negozi chiudere e imprenditori lamentarsi della crisi. Così ho deciso che era il momento di spiegare che la crisi non esiste e di aiutare le imprese a riconquistare i mercati
Correva l’anno 2008.
La crisi iniziava a farsi sentire.
Avevo il posto fisso e lavoravo nell’azienda più bella del mondo.
Le cose andavano piuttosto bene.
Ma sognavo di fare qualcosa di più per sé e la sua terra.
Comincia così la mia storia.
Mi chiamo Gianluca Lomastro, classe 1973, sposato, una casa, una campagna, un figlio. Una laurea in Scienze Economiche e Bancarie presa nella bellissima Siena, una specializzazione in acquisizione clienti, numerosi corsi di Marketing & Vendite.
E tanta voglia di riscattare le aziende della mia terra che sono sempre più sole e circondate da consulenti mangia soldi.
Nella mia vita ho fatto un solo concorso per un posto di istruttore amministrativo a Rimini nel 1995. Riuscì a passare lo scritto, ma dentro di me sapevo già che non sarebbe stata quella la mia vita.
E infatti così è stato.
Appena terminati gli studi universitari, ho fatto il classico Master all’estero e ho frequentato diversi corsi di formazione tenuti da esperti del calibro di Al Ries.
Avevo fretta di mettere in pratica gli insegnamenti e di lavorare. Così mi sono messo in proprio iniziando a fare l’agente di vendita presso una delle aziende più prestigiose d’Italia, la Maggioli Spa. I miei clienti erano i Comuni della provincia di Brindisi e di Bari.
Guadagnavo così bene che il mito del posto fisso non mi era cosa che mi riguardava. E poi quel lavoro mi piaceva. Sempre in mezzo a tanta gente, sempre in continua sfida con me stesso.
Poi gli anni passavano e, essendo in odore di matrimonio, da buon meridionale, iniziavo a pensare che quel mondo forse non gli apparteneva più. Che bisognava mettere la testa a posto. O almeno così gli dicevano tutti: amici, parenti, genitori, persino i colleghi.
Tutti avevano un consiglio giusto per me. Tutti mi suggerivano che era meglio se mi trovavo un lavoro vero. Magari al Comune o in un’azienda solida.
«Che ne sai che ti può succedere nella vita», gli dicevano i parenti, «ora lavori e guadagni bene, ma poi diventi vecchio e non hai più la forza. Meglio un posto fisso alle Poste. Pensaci!».
Questo lavaggio del cervello quotidiano mi ha portato a farmi assumere presso un’azienda tarantina che produce masselli autobloccanti, Vibrotek srl, una realtà manifatturiera tra le più dinamiche del territorio, presso cui finì per affezionarmi.
Per non farla troppo lunga, a me quel bel posto fisso in un’azienda a due passi da casa faceva comodo.
La mia vita procedeva ora a ritmi più ‘confortevoli’.
Avevo un ufficio tutto per me, ero circondato da colleghi fantastici, i miei datori di lavoro erano veri imprenditori precisi e puntuali specie con il pagamento delle buste paga, i rapporti con gli agenti di commercio che coordinavo erano (quasi) idilliaci, il lavoro procedeva bene, l’azienda cresceva, i risultati arrivavano, con i complimenti dei miei capi.
Alle 18, il lavoro terminava e a casa c’era ad attendermi una moglie pazientissima con cui progettava una nuova casa, una nuova vacanza e un po’ di sano shopping nel week end.
Insomma, non mi mancava niente per essere felice.
Fino a che non è venuto alla luce Alessandro, il mio primo figlio.